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Strategia

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il 22 Lug 2021

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Perchè a cash game l’abilità emerge prima rispetto ai tornei di poker?

Perchè a cash game l’abilità emerge prima rispetto ai tornei di poker?

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Le due principali modalità di gioco del Poker Texas Hold’Em, cash game e tornei, sono caratterizzate da dinamiche così distinte che quasi verrebbe da dire che sono due giochi diversi.

Nel cash game le chips hanno un valore monetario, i bui restano stabili, lo stack è profondo e i giocatori possono decidere di terminare la partita e alzarsi quando vogliono.

Nei tornei di poker invece le chips non hanno un corrispettivo monetario, i blinds aumentano con l’avanzare del tempo, lo stack è più ridotto e se qualcuno vuole smettere di giocare continua a pagare blinds e ante fino alla sua ultima chips.

Specialmente in passato, la comunità pokeristica è stata attraversata più volte dalle polemiche tra gli specialisti delle due discipline: il nodo del contendere era chi fosse più forte tra torneisti e cash-gamers.

Di recente invece ci si è resi conto che per essere dei giocatori completi è meglio avere un approccio a tutto tondo.

Diversi torneisti hanno deciso di cimentarsi nel cash game per migliorare le abilità nel gioco postflop con stack profondi, mentre da sempre i cash-gamer colgono le occasioni più ricche del palinsesto mtt per cercare di dire la loro nei tornei.

Ma perchè a cash game l’abilità dei giocatori può emergere prima rispetto a quanto succede nei tornei? Vediamolo subito.

 

Numero degli avversari

In una partita cash game gli avversari sono quelli seduti al tavolo e nessun altro.

In un torneo il field è invece allargato: gli iscritti possono essere decine, centinaia se non addirittura migliaia.

Come è risaputo, l’incidenza del fattore-sorte è direttamente proporzionale al numero degli avversari: più sono questi, più lungo sarà il periodo perchè l’abilità possa prevalere.

Il minor numero degli avversari che si affrontano rispetto a un torneo, dunque, è il primo fattore che determina la maggiore incidenza del fattore abilità in una partita cash game già sul breve periodo. Ma c’è altro.

 

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Profondità degli stack

Nei tornei lo stack in dotazione ai giocatori è risicato rispetto a quello dei tavoli cash game.

La dotazione iniziale di 100/200 big blinds si riduce di livello in livello man mano che salgono i bui. A seconda della struttura e dell’average, una dotazione di 40/50 big blinds, nei tornei, indica molto spesso uno stack salutare.

Ma quando gli stack scendono sotto i 25 big blind, le situazioni di all-in preflop iniziano a diventare inevitabili, sia perchè c’è poco (o nullo) margine di manovra postflop, sia perchè incamerare la deadmoney vuol dire incrementare il proprio stack in modo consistente.

A cash game invece gli stack solitamente sono molto profondi, di almeno 100 big blinds e i push preflop davvero rari, di solito causati da cooler.

Questa situazione degli stack porta dunque a una maggiore incidenza della varianza nei tornei, dilatando i tempi che permettono alla abilità di emergere in questa specialità.

 

cEV e $EV

Come abbiamo già scritto sopra, ai tavoli cash game il taglio delle chips ha un preciso corrispettivo monetario, dunque in ogni momento i giocatori sanno alla perfezione il valore dei loro stack.

Nei tornei invece gli stack assumono un valore monetario solamente nelle ultime fasi ma calcolarne il valore non è così semplice; proprio con questo fine è stato sviluppato un modello matematico, il cosiddetto Independent Chip Model (abbreviato in ICM), che calcola il valore economico degli stack in funzione del payout.

Va da sè che in questa fase dei tornei i ‘tiri mancini’ della sorte possono essere molto più  penalizzanti di quanto non lo siano nel cash game.

Ad esempio in un torneo molto ricco con payout verticalissimo, perdere un 80/20 preflop a 5 left significa veder bruciare cifre anche a tre o quattro zeri, capaci di spostare tanti punti percentuali di guadagno atteso.

Nel cash game, invece, quando la fortuna ti gira le spalle puoi perdere al massimo lo stack che hai al tavolo in quel momento.

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