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il 2 Lug 2019

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Perché Phil Hellmuth ha abbandonato le WSOP?

Perché Phil Hellmuth ha abbandonato le WSOP?

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Nella vita, oltre alle tasse e la morte, di certezze ve ne son ben poche.

Forse qualcuna la si può scovare nello sport, o se non proprio di certezze si vuol parlare chiamiamole pure garanzie, come una tripletta di Messi nella Liga, un gol di CR7 nella fase finale della Champions, un canestro di MJ alla sirena, una tripla doppia di Lebron alle Finals, Phil Hellmuth alle WSOP…Oh, wait!

Il tempo passa per tutti

A differenza di tanti altri sport “fisici”, il poker ha il vantaggio di essere una disciplina che non ha limiti d’età, finché la testa regge ovviamente.

Non si smette di giocare perché si invecchia, ma si invecchia perché si smette di giocare” diceva in tempi non sospetti la leggenda Doyle Brunson. Parole sante, a una condizione: l’umiltà.

Caratteristica che, tra i tanti pregi del miglior testimonial delle World Series Of Poker con 15 braccialetti vinti in carriera, è sempre stata il suo punto debole.

Quando si è in cima, direte voi, è difficile scorgere chi salta più in alto tra quelli che stanno decine di metri sotto le nostre suole. Ma nel poker è questione di istanti.

Se n’è accorto in tempo Daniel Negreanu, che pur non vincendo un braccialetto dal 2013 ha capito quanto fosse importante rimettersi in discussione e tornare a studiare per continuare a esser competitivo ai massimi livelli.

Phil Hellmuth invece, con quella sfrontatezza che l’ha reso leggendario, di accettare l’inesorabile verdetto del tempo non ne vuole proprio sapere.

Sulla scorta del provate a prendermi – riferito al numero al momento irraggiungibile di braccialetti in bacheca – ha continuato ad affidarsi al suo proverbiale intuito – la cosiddetta white magic, della quale va più fiero di quanto non faccia uno tifoso della Juventus con gli scudetti del 2005 e 2006 – che col tempo sembra essersi scolorito.

A onor del vero non è nemmeno questione di sesto senso. Molto più semplicemente le dinamiche di gioco sono cambiate e gli stessi che prima check-raisavano le mani senza uno straccio di equity ora si trovano a farlo con doppie, set e progetti multicolore con redraw di pinnacolo (date uno sguardo QUI per leggere la ‘lezione di vita‘ impartitagli da Chance Kornuth all’High Roller WSOP da 50K).

Un segno di resa?

Di sicuro non lo ammetterà mai, ma la sua dipartita dai Campionati del Mondo di Poker proprio a ridosso del Main Event suona come un accordo di nona bemolle in una ballata pop.

Eppure, stando ai suoi ultimi cinguettii su Twitter, Hellmuth sembra aver preferito la calma del Sudamerica al ticchettio delle chip che scandisce il tempo nella Amazon room.

Come sottolinea, sempre su Twitter, il noto commentatore Norman Chad: “Siamo tutti sorpresi di vedere Phil Hellmuth abbandonare le WSOP nel bel mezzo della manifestazione per farsi un viaggio tra Machu Picchu e le isole Galápagos“.

Lui, che non ha mai fatto mistero della sua edge spropositata sui field con migliaia di iscritti. Lui, che il Main Event lo ha lanciato nell’olimpo dei GOAT. Lui, che più di ogni altro ambisce a vincere l’ennesimo braccialetto, se ne va a zonzo a 24 ore dallo start del Main?

Il lupo ferito

Il suo ultimo Tweet risale a circa 20 ore fa e, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, ci pare legittimo pensare che il Big One non rientri nei suoi piani: “Next stop: Isla Isabela (Galápagos Islands)“. Tutto vero.

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Qualche giorno fa la direzione delle WSOP, in stile tutto americano, ha celebrato i 50 anni delle Series tirando fuori dal cilindro sette awards da assegnare per altrettante categorie.

Chris Moneymaker ne ha vinti due, uno per il “bluff del secolo” e uno per “la vittoria più impressionante al Main Event”. Il suo amico/nemico Daniel Negreanu ha fatto lo stesso, venendo premiato per la “miglior performance di tutti i tempi in un singolo anno” oltre a essere eletto “il preferito dai fan”.

Nessun riferimento alla voce braccialetti vinti – sarebbe stato davvero stupido votare su un qualcosa che è un dato di fatto, seppur quei cimeli alle WSOP rappresentino la sua ragione di vita -, ma anzi, una nomination per Justin Bonomo come candidato numero uno alla sua successione nel prossimo cinquantennio.

Sapete per cosa è stato premiato Phil Hellmuth? Per essere il “bad boy numero uno alle WSOP”, oltre ovviamente alla menzione d’ordinanza tra i 4 giocatori più rappresentativi alle WSOP.

Già, lui che i titoli WSOP si permette il lusso di regalarli  tanti ne ha collezionati in carriera, viene premiato con “Bad Boy”, un modo carino per definirlo il più piagnone della storia (date uno sguardo QUI per vedere come è impazzito contro il nostro Andrea Shehadeh qualche settimana fa al tavolo del NLH da 1.000$).

Per quanto lo stesso Hellmuth abbia sottolineato, ancora via Twitter, quanto gli sia dispiaciuto non prender parte alla cerimonia, siamo davvero sicuri che dietro questo Tweet al miele (che annuncia il suo extra-fanta-bellissimo viaggio in sudamerica) non si nasconda un velo di stizza?

Perché l’assenza di Hellmuth al Main sarebbe un danno

Ok, a ‘sto giro gli Assi non hanno mai retto.

Sta di fatto che, tra un whine e l’altro, Hellmuth ha collezionato 6 ITM a queste WSOP, compreso un tavolo finale nell’evento online (!), quasi a dire: “Guardate che so cliccare anch’io, sbruffoncelli

Checché ne dicano i suoi detrattori, Phil Hellmuth è uno dei migliori ambasciatori delle World Series Of Poker perché nessuno come lui riesce a catalizzare cotanta attenzione da appassionati, e non, del giochino.

I tempi in cui faceva il suo ingresso al Main Event travestito da Thor sembrano lontani anni luce, eppure si tratta soltanto di una primavera fa.

Noi, da romantici del gioco e amanti delle storie che questo mondo sa regalarci, ci auguriamo di trovarlo puntuale come sempre all’appuntamento più importante dell’anno per ogni pokerista che si rispetti.

Al momento nessuna notizia dalle isole Galápagos. Attendiamo tutti con impazienza un roboante Tweet con l’annuncio del suo ingresso dalla porta principale del Rio. E voi siete d’accordo?

 

Photo cover by Pokernews

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