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il 12 Lug 2016

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Sammartino e quello spot che poteva costargli l’high roller dot com: “Metagame decisivo”

Sammartino e quello spot che poteva costargli l’high roller dot com: “Metagame decisivo”

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Sono passati quasi due mesi da quel successo. Una vittoria che gli ha fatto scrollare via di dosso quei pochi, reconditi dubbi sull’effettiva possibilità di shippare un Major. Il trionfo nel Super High Roller di PokerStars dot com, per una prima moneta da 718.000$, ha permesso a Dario Sammartino di godersi la trasferta a Las Vegas con la mente sgombra.

Il partonepeo ha trascorso questi mesi principalmente ai tavoli cash del Bellagio, senza grandi acuti negli MTT WSOP, fatta eccezione per un buon 17° posto da 187.000$ nell’high roller one drop vinto da uno stratosferico Fedor Holz.

Poche settimane fa, Dario ci aveva aperto le porte della sua villa rivelandoci candidamente di voler ridurre la mole di gioco rispetto a quanto fatto in passato; niente più maratone da oltre 30 ore ai tavoli cash. Le sessioni di queste settimane si sono infatti alternate ad alcuni dayoff, dediti ad un meritato relax.

In quella lunga chiacchierata cogliemmo l’occasione per stuzzicare Dario proprio su uno degli spot più discutibili giocati al final table del prestigioso torneo online, poi shippato senza deal.

Il tavolo finale (8-handed) è iniziato da pochi minuti (nel replay potete trovare la mano in questione la minuto 7:00): Sammartino è chipleader con 678.000 chips a T7.000. Dario apre 15.000 con AJ da cutoff, ma riceve la tribet di small blind (stack 323.000 chips) a 51.000. Passa bb e “Secret_M0d3” opta per un call.

Flop Q75. Small blind checka, Dario fa altrettanto.

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Turn 10. Delayed c-bet a 54.092 per lo small blind, chiama Sammartino.

River J. Small blind pusha 217.984 chips su pot da 225.584 (immagine copertina). Dario tanka e decide di chiamare, ma è costretto a muckare dinanzi il K9 avversario.

“Ricordo perfettamente quella mano e, sì, ammetto di aver commesso un errore chiamando al river. Ma il mio call ha un miliardo di motivazioni: la prima, che nessuno può conoscere, è dettata dall’history che si era creata contro quel giocatore. Ci stavamo attaccando da molto prima del final table. Soffermiamoci dunque sull’analisi di questa mano: quando tribetta da small su mio open da cutoff, ipotizzo già che il suo range possa essere molto più finto che vero. Per la condotta tenuta tra flop e turn, quando decide di andare all-in al river si polarizza tantissimo. Può certamente avere A-K o flush, ma per le considerazioni fatte preflop, dubito possa realmente avere A-K (anche perché ho un Asso in mano io). Quel river è dunque il migliore per bluffare, perché essendo il mio range cappato e dunque privo di A-K, è davvero un casino. Al river, però ,devo passare solo per un motivo: perché difficilmente ci sono così tanti duri da potersi giocare quel torneo in bluff: sul dot com ce ne sono, ma molto probabilmente lui non fa parte di quei giocatori. In sostanza, ammetto di aver sbagliato a chiamare river, ma la mia condotta non mi dispiace affatto… e in effetti fino al turn avevo la mano migliore!”

Nonostante sia ormai entrato, a tutti gli effetti, nel gotha del poker internazionale, le parole di Sammartino lasciano trapelare un’umiltà invidiabile:

“Commetto errori continuamente. Il poker è un gioco a informazione incompleta, dove bisogna essere bravi ad analizzare tecnicamente ogni singola mossa, ma in certi casi, come ho sempre fatto da inizio carriera continuo ad ascoltare le mie sensazioni e il mio sesto senso. Quando credo che il mio avversario stia bluffando, anche se mi sto giocando un torneo da 1.000.000€ io non passo. Talvolta questa cosa si rivela un’arma in più, talvolta mi fa prendere delle scelte che agli occhi degli altri sono sbagliatissime, ma se non facessi così non sarei Dario Sammartino!”

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