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Strategia

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il 22 Ott 2014

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Quanto conta l’intuito nel poker? Parola ai giocatori più esperti.

Quanto conta l’intuito nel poker? Parola ai giocatori più esperti.

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Competere ai massimi livelli nel poker moderno richiede uno studio approfondito della disciplina, tanta costanza ed un pizzico di fortuna.

In alcune situazioni però, l’intuito del giocatore prende il sopravvento sui normali processi di analisi del singolo colpo.

Questa particolare sensibilità pokeristica, per quanto non misurabile, è parte integrante del bagaglio di esperienza che ogni player porta al tavolo nel corso di un torneo.

Che sia frutto si una particolare condizione mentale, o di una dote innata, una cosa è certa: l’empatia che si riesce a raggiungere con gli avversari presenti al tavolo, porta in alcuni casi a fare delle scelte apparentemente scriteriate, per quanto corrette.

Ma quale peso bisogna realmente attribuire ad una componente così irrazionale e allo stesso tempo così umana?

Lo abbiamo chiesto ad alcuni tra i pokeristi di lungo corso del panorama nazionale italiano, come  Antonio Buonanno e Salvatore Bonavena – ancora oggi gli unici due italiani ad aver conquistato la picca all’EptSergio Castelluccio e Riccardo Lacchinelli, fresco vincitore dell’Ipt di Sanremo.

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Antonio Buonanno: “Tecnica, strategia e matematica purtroppo non completano il giocatore e quindi non possono farne un campione. Il giocatore che fa la differenza nel poker non è certo il regular: in Italia come in ogni nazione ce ne sono tantissimi, ma poi quelli che vincono a certi livelli sono quasi sempre gli stessi. Le doti e le qualità del campione non si possono apprendere, esse comprendono il sesto senso, il mindset, la disciplina, la gestione del bankroll in tutte le sue fasi, la gestione di molteplici situazioni che si succedono attimo dopo attimo per svariati giorni. Senza considerare il coraggio, la personalità, l’esperienza è addirittura il sopravvento sulla stanchezza fisica e mentale che può subire un player durante un torneo. Mi pare ovvio poter affermare che il talento naturale esista eccome”.

Salvatore Bonavena: “L’intuito? Certo che esiste! Io molte decisioni, anche importanti, le ho prese proprio grazie al mio intuito, e dirò di più: tutte le volte in cui mi sono fidato è andata bene. Non vorrei esagerare ma nove volte su dieci il cosiddetto “sesto senso” ti porta a fare la scelta giusta. Certo non è l’unico elemento che ti fa prendere la decisione, oltre a quello magari c’è una puntata sbagliata dell’avversario o qualche altro tell. La mia è un’esperienza maturata, oltre che nel gioco, anche nella vita di tutti i giorni. Mi piace sempre leggere le persone anche quelle che incontro quotidianamente. Molti giocatori provenienti dall’online, specie quelli alle prime esperienze nei tornei live, sono facilmente leggibili. Come d’altronde potrei esserlo io nell’online. Insomma alla faccia di chi vede nell’intuito un elemento “mistico” non ben definito risponderei che non è affatto così. E’una delle componenti che aiuta a prendere le decisioni migliori, o per lo meno le mie. Ovviamente è sempre supportata da altri fattori: quando bisogna fare una scelta importante non può essere una singola componenti a farti decidere”.

Riccardo Lacchinelli: “Io appartengo alla cosiddetta ‘old school’, sia anagraficamente che per questioni di esperienza. Esistono delle sensazioni che non rientrano nella categoria numerica, ma nell’istinto. La serenità che un giocatore mostra al tavolo, il modo che ha di mettere le chips e tanti altri “tell” risvegliano quella vocina che sta dentro di noi e ci dice: “Occhio, guarda che ha il punto nuts!”oppure,”Chiama, sta sicuramente bluffando!” Non si fa sentire in tutte le mani, ma la trovi quando c’è qualcosa che non torna. La maggior parte delle mani viaggiano in automatico, sai se sei sopra o sei sotto, e in fondo decidi te quanto vincere o quanto poco perdere. La componente istintiva è una skill che affini con l’esperienza, col tempo. E’quella parte di te che ti obbliga a guardare le cose da un punto di vista meno convenzionale, e che certe volte ti conduce ad un profondo atto di umiltà facendoti passare una mano apparentemente vincente. Certo, non è una skill infallibile, ma ha il suo peso. La scuola “on the road”, ovvero quella del poker a 5 carte con gli amici, mi ha sicuramente dato una determinata impostazione per quanto riguarda il coraggio, l’istinto e tanti altri fattori”.

Sergio Castelluccio:  “Sono profondamente convinto che l’intuito esista, e proverò a spiegarlo riportando due semplici esempi. Il primo  riguarda una situazione di gioco on line vs reg. Se 3betto in un determinato spot so già che su una eventuale 4bet dovrò shovare un certo numero di volte o foldare o fare call (in situazioni deepstack) altre volte. Ci sono giocatori che, secondo me, hanno uno spiccato intuito nel capire quando il range dell’avversario è spostato più spesso su aria o su valore in determinati spot. E’ gente che semplicemente sa seguire il flow della partita meglio di altri.
Il secondo esempio riguarda una situazione di gioco live in cui mi è capitato spesso di entrare quasi in simbiosi con il resto del tavolo, quando sono particolarmente concentrato. Questo mi ha portato tante volte a prevedere le mosse dei miei avversari e quindi a variare le scelte che avrei adottato normalmente, seguendo principi “standard” per così dire.” 
Insomma, per vincere conta essere nelle giuste condizioni mentali ed avere fame di successo”.

 

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