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il 27 Ago 2019

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Mindset o valore atteso? Ecco perché Carlo Savinelli si è concesso una pausa prima del Main Event EPT!

Mindset o valore atteso? Ecco perché Carlo Savinelli si è concesso una pausa prima del Main Event EPT!

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C’è chi in nome dell’EV non adotta mai mezze misure e chi invece sa quando è il momento di darci un taglio, perché senza il giusto mindset non c’è GTO che tenga.

Lo spunto nasce da una battuta dopo uno dei tanti caffé annacquati spacciati per “Espresso” qui a Barcellona, e a darcelo è nientemeno che Carlo Savinelli, uno che “O Caffé” sa bene cos’è.

Dopo quasi un mese passato a grindare senza sosta, il festival EPT può rivelarsi un’arma a doppio taglio se non si approcciano i tornei nel modo corretto.

Questione di mindset

Carlo-savinelli

Immagina di andare nel miglior ristorante in città ogni sera per una settimana di fila. All’ottavo giorno sarai comunque contento di andarci, ma non quanto lo saresti se avessi mangiato riso in bianco nei sette giorni precedenti. Ecco, in sintesi è questo il motivo per cui mi sono preso una piccola pausa prima di iscrivermi al Main Event…

Il paragone culinario è semplice e calzante, perché il riferimento va alla scelta di non schierarsi all’EPT National High Roller da 2.200€, nonostante la grande affluenza che ha generato un prizepool mica di ridere.

Un torneo impossibile da “missare” per un professionista che si rispetti, eppure Savinelli ha preferito andarci cauto onde evitare imprevisti burn-out prima di affrontare la tappa più calda del torneo di poker più importante d’Europa.

Che siano arrivate nuove consapevolezze dopo un’esperienza ultra-decennale?

In teoria non è cambiato tantissimo, ho fatto diversi tornei in questi giorni e li ho bustati male. L’umore non era al massimo e ho optato per un po’ di sano cash-game, principalmente PLO, dato che le partite in questi giorni sono proprio belle.

L’intenzione di iscrivermi al 2.200€ c’era tutta, ma alla fine ho pensato: perché dedicare una giornata in più a un torneo che, per quanto allettante, potrebbe modificare il mio mindset prima dell’evento principale in caso di uscita infelice?

Ho preferito giocare una sessione cash, quindi ordinaria amministrazione in una partita nella quale ho un atteso molto alto, in modo da arrivare con l’hyper giusto al Main Event e dare il massimo.”

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Se dovessi dare un consiglio a chi viene qui per grindare il palinsesto non sarebbe certo quello di missare il 2.200€, ma in questo momento sentivo che era la scelta migliore da fare. Lo scorso anno l’ho giocato e ho fatto 13° e se per sbaglio fosse capitato qualcosa di simile anche quest’anno sarebbe stato particolarmente difficile affrontare nel modo giusto l’evento principale.

Se ho pianificato di rientrare nel caso in cui venissi eliminato? Sinceramente non ho nessun plan a riguardo, eventualmente deciderò sul momento.

Commettere un errore, specie in tornei così lunghi e intensi, è tanto facile quanto costoso. Ecco perché anche i dettagli fanno una enorme differenza. Ma quali sono le conseguenze peggiori nelle quali si può incappare in caso di approccio sbagliato?

Essere superficiali, strafottenti, sottovalutare avversari che per, quanto discretamente preparati o nella media, possono comunque metterci in difficoltà. Più in generale si può riassumere tutto in una scarsa voglia di arrivare, di sfondare. Insomma, l’obiettivo deve essere quello di arrivare super focused e fare una bella prestazione. E quale miglior modo per farsi una bella abbuffata se non dopo aver fatto qualche piccola rinuncia…

La zampata che manca…

Ventotto agosto 2018, (quasi) esattamente un anno fa. Carlo ci confessava quanto fosse importante per lui un’affermazione in un torneo importante dopo aver mestamente bustato l’EPT National HR da 2.200€ (QUI lo sfogo post torneo).

A una primavera di distanza gli chiediamo se quella voglia di fare lo scatto è ancora un’ossessione nella sua testa:

Il desiderio di un’affermazione importante c’è sempre, ma bisogna essere realisti. La vita e il poker ti insegnano che non c’e’ un lieto fine. Uno gioca e vive sperando nel suo subconscio che il finale sia il più lieto possibile e ciò può anche accadere ma non è un dato di fatto, quanto appunto una speranza.

Sia la mia vita pokeristica che quella reale la guardo con questa prospettiva, senza farmi troppe aspettative. Sarà anche per via dell’eta, dato che ho fatto 33 anni, ma per me è così.

Se vi siete persi l’exploit azzurro firmato dalla coppia Ferrini-Di Giacomo date UNO SGUARDO QUI.

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