Saturday, Apr. 20, 2024

Strategia

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il 10 Nov 2019

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Perché Phil Ivey doveva andare all-in con i Jack: Gabriele Lepore controcorrente

Perché Phil Ivey doveva andare all-in con i Jack: Gabriele Lepore controcorrente

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Alcuni giorni fa vi abbiamo proposto uno spot giocato al 250K WSOP Hig Roller, nel quale Phil Ivey è riuscito a “dribblare un cooler” in una fase piuttosto avanzata del torneo.

Visto l’elevato numero di interazioni ricevute abbiamo ben pensato di chiedere ad alcuni noti professionisti che scelta avrebbero preso al posto di King Phil.

Sei intervistati uniti in un coro unanime: fold.

Possibile che non ci sia proprio nessuno che chiami in questo frangente?

Barça calling

Con puntuale ritardo arriva la risposta di Gabriele Lepore, che comunque mantiene fede alla parola data e mi dice la sua sullo spot.

Prima ancora di ascoltare il vocale lo informo del fatto che l’articolo fosse già stato pubblicato ma che avrei comunque inserito il suo punto di vista:

E gli altri che hanno detto?” – mi domanda.

Foldano tutti” – e gli linko l’articolo di riferimento.

Ah, foldano tutti?

Realizzo quindi che sia arrivato il momento di schiacciare play e far partire l’audio…

Controcorrente

Allora, chiariamo una cosa. Se io fossi Phil Ivey in mezzo a un tavolo di incompetenti probabilmente snap folderei pure io…Perché probabilmente quelli hanno sempre due Kappa o due Assi e uno spot migliore lo trovo di sicuro. 

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Tuttavia, a prescindere chi possa essere io, in quel tavolo specifico faccio sempre all-in. Probabilmente non sono Phil Ivey, mentre lui pensa di avere edge là anche se non credo proprio ne abbia. Anzi, è possibile che in mezzo a quelli sia lui il fish di turno. 

Il concetto è che, specialmente in un field dove non ho edge o il mio ROI atteso è attorno all’1% faccio sempre all-in.

Conoscere i propri limiti

Capire fin dove spingersi, quando e come farlo è una dote rara. La scelta di Galb, seppur controcorrente, è ben motivata.

In un field come quello del 250K High Roller, dove l’edge tra i giocatori è sottilissima, potrebbe valer la pena prendersi questo rischio per dare una svolta al torneo e ambire a una delle cinque posizioni a premio.

Una decisione che ricorda piuttosto da vicino quella presa da Anthony Zinno nella mano che ridotto a pochi big blind lo stack del nostro Dario Sammartino.

Come ha ammesso lo stesso Zinno in una recente intervista, da ultimo in chip e con un’edge così sottile tra i quattro rimasti in gara, dal suo punto di vista prendersi quel rischio in quel frangente costituiva la scelta migliore.

Il fatto che la fortuna lo abbia premiato poco importa, quel che ci interessa è capire come a certi livelli le scelte vengano prese anche in funzione di quel che ci si aspetta, in termini di guadagno atteso, rispetto a un determinato field.

Il poker non è certo una scienza esatta e casi come questo testimoniano la bontà di entrambi i punti di vista.

E voi da che parte state? Scrivetecelo nei commenti sulla nostra Fanpage!

 

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