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il 21 Set 2015

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Daniel Negreanu: “Sì ai mental coach, no ai (finti) poker coach!”

Daniel Negreanu: “Sì ai mental coach, no ai (finti) poker coach!”

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Nonostante sia uno a cui piaccia andare spesso e volentieri controcorrente, Daniel Negreanu è senza ombra di dubbio un’icona planetaria di questo gioco.

E trattandosi del player più vincente della storia per quel che concerne gli MTT live, 30.686.159$ in cassa, quando apre bocca, che piaccia o meno, non si può fare altro che ascoltarlo con attenzione.

Nell’articolo scritto due giorni fa nel suo blog personale, Daniel ha voluto mettere nero su bianco la sua opinione in materia di coach.

E se da un lato ritiene il mental coach, un utile allenatore della mente, in grado di migliorare tanti player in termini di mindset, dall’altro mette in guardia tutti coloro interessati a comprare un libro di tecniche di poker.

Secondo Daniel, infatti, “Il poker non può essere considerato uno sport a tutti gli effetti. E se nel football, nel golf e in altri sport possono esistere allenatori che non hanno mai brillato ad alti livelli come giocatori, affermandosi comunque come coach di livello mondiale, nel poker non può e non potrà mai essere così.”

Negreanu sostiene dunque che solo una ristretta elite di player, acclarati e vincenti, potrebbe ‘permettersi’ di scrivere un libro di poker. Daniel lancia dunque un monito a tutti quei player intenzionati a migliorare la propria tecnica tramite lo studio teorico del gioco:

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“La prima domanda da farsi, quando si intende comprare un libro è: chi è l’autore? Quali sono le sue credenziali? Quando ha scritto questo libro? Siamo certi che queste strategie non siano superate? Ragazzi, vi assicuro di aver visto poker coach assolutamente terribili come player! Diffidate da loro!

La discussione lanciata da “Kid Poker” è stata immediatamente ripresa dal forum americano 2+2.

Se da un lato c’è chi mostra rispetto per i grandi coach che non hanno ottenuti straordinari risultati come players, dall’altro in tanti sembrano appoggiare il punto di vista del canadese.

Eppure il quesito fondamentale inerente alla questione sembra essere comune: “Dando per buono quello dice Daniel, solamente 20-30 persone avrebbero facoltà per scrivere un libro. Ipotizziamo Ivey abbia voglia di farlo. Fidtatevi: non ci dirà mai tutto su come giocare perfettamente a poker. Sia perché non sarebbe ‘profittevole’ per lui stesso, sia perché il poker nel senso più ampio del termine è certamente composto da altri elementi che non possono essere spiegati. Anche Doyle, probabilmente, non ci ha mica detto tutto…”

Che ne pensate?

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